Brasile: tentativo di golpe alla Trump
Intorno alle 15:00 di domenica 8 gennaio migliaia di manifestanti nel centro di
Brasilia hanno attaccato i palazzi del Congresso della Presidenza e della Corte
suprema, istituzioni che rappresentano il sistema democratico brasiliano.
Da circa due mesi, tra blocchi stradali e boicottaggi vari, i supporter di Bolsonaro si
erano accampati di fronte alle sedi dell’Esercito e delle Forze armate, per spingere e
sostenere un intervento militare che potesse far saltare il Presidente Lula, da poco
democraticamente eletto dal popolo. Ma l’apparato militare non è intervenuto,
ritenendo le elezioni di Lula assolutamente corrette.
L’assalto di stampo chiaramente fascista ha trovato una Polizia assolutamente debole
che è stata immediatamente travolta, permettendo a questa folla canagliesca di entrare
nella sede del Congresso, danneggiando e distruggendo tutto ciò che incontrava
(danni all’oggi stimati per un milione e mezzo di dollari).
Queste immagini ci ricordano l’aggressione del 6 gennaio di due anni fa a Capitol
Hill, dopo che Trump aveva aizzato i suoi seguaci a manifestare violentemente.
Come allora, i vandali che hanno invaso le sedi istituzionali del Brasile non erano
guidati da nessun leader, ma apparivano una massa informe disorganizzata, intenta a
sfogare la propria rabbia contro cose e persone. Molte infatti sono state le violenze
contro giornalisti che tentavano di documentare i gravi fatti e che, secondo i
facinorosi, erano colpevoli di non sostenere le tesi complottiste sulle elezioni
“rubate” da Lula. Il Presidente brasiliano, che in quel momento non era presente a
Brasilia, è stato fermo e determinato, ordinando l’intervento immediato delle Forze di
Sicurezza del Distretto federale e schierando tali forze al fine di espellere la
marmaglia golpista dalle istituzioni e ripristinare l’ordine democratico. Il Presidente
ha denunciato inoltre la cattiva fede dei responsabili della Sicurezza di Brasilia,
dipendenti dal Governatore alleato di Bolsonaro e in seguito esonerandoli in toto.
All’oggi, più di millecinquecento persone sono state arrestate e rischiano dodici anni
di carcere, per tentato colpo di Stato. Difficile non leggere ciò che è accaduto come
l’estremo tentativo dei sostenitori di Bolsonaro di provocare l’intervento dell’Esercito
che, alla fine, non è uscito dalle caserme, schierandosi definitivamente con l’elezione
democratica di Lula e con le masse popolari che, scese in piazza, lo stanno
sostenendo massicciamente.
È difficile prevedere il futuro, ma sicuramente gli estremisti reazionari di Bolsonaro
non si sono rassegnati e qualche azione antidemocratica potrebbe essere ancora
ritentata.
Gabriele Vesco, Venezia