Intervista a Giuliano Cazzola
Il Sindacato L.A.S. è davvero lieto di riportare una breve intervista concessaci dal Dott. Giuliano Cazzola ne riportiamo di seguito la biografia e l’intervista.
BIOGRAFIA:
Giuliano Cazzola, nato a Bologna nel 1941, è stato allievo di Federico Mancini,si è laureato in giurisprudenza all’Alma Mater dove è stato docente di diritto della previdenza sociale. E’ considerato uno dei massimi esperti di lavoro e previdenza. E’ editorialista del Sole 24 Ore e del QN, partecipa a parecchie trasmissioni radiofoniche e televisive, è autore di importanti saggi e di una ventina di libri sui temi del lavoro e del welfare. Dopo aver trascorso una lunga esperienza sindacale ricoprendo incarichi di rilievo locale e nazionale, dal 1994 al 2007 ha svolto funzioni di prestigio e di responsabilità negli enti previdenziali (è stato presidente dei collegi dei sindaci di Inpdap ed Inps) e nell’ambito dell’Unione europea. E’ commendatore al merito della Repubblica.
INTERVISTA:
1- LE MANCA L’ATTIVITA’ SINDACALE?
No. Anche perché non la svolgo più dal 1993. E negli ultimi tempi, poi, era diventato difficile, sul piano personale, continuare a svolgerla. Non è possibile né consentito né corretto continuare a svolgere un lavoro di rappresentanza di interessi (come è quello del sindacalista) senza credere che le tue posizioni siano giuste. Io ero come un sacerdote che aveva perso la fede. I 28 anni che ho trascorso nel sindacato tuttavia sono stati fondamentali e tra i migliori della mia vita. Forse anche perché ero giovane. Infine, alla mia età si può fare attività sindacale solo tra i pensionati. Ed è molto triste.
2- COSA DOVREBBE FARE OGGI IL SINDACATO?
E’ difficile rispondere a questa domanda. In breve, dovrebbe ripartire dagli ultimi, fornire tutele a chi non ne ha. Come fece alle origini. Quando si scelgono dei riferimenti sociali anche le politiche vengono orientate in quella direzione. Pensi all’operaio-massa durante la società industriale.
3- COME E’ CAMBIATO IL SINDACATO VISTO DA UN EX DIRIGENTE DELLA CGIL?
Avendo vissuto una vita lunga ho potuto essere testimone delle tante trasformazioni che ha avuto il sindacato. Ricordo in particolare quella intervenuta in parallelo con la trasformazione dell’Italia da paese prevalentemente agricolo a grande nazione industriale. Il sindacato seppe cambiare pelle, cultura, modelli organizzativi e contrattuali, con costi ”umani” molto radicali e profondi. Oggi è ancora fermo a quel modello, non è stato in grado di seguire l’evoluzione dell’economia e della società. Anzi si è rifugiato nel pubblico impiego, nei pensionati, al riparo della spesa pubblica. Ci faccia caso se vede i settori in cui il sindacato ha più iscritti sono quelli che sono coperti dalla spesa pubblica o dal mercato interno.
4- CHE GIUDIZIO ESPRIME DEI SINDACATI CONFEDERALI IN UN CONFRONTO PRIMA E DOPO LA SUA PARTECIPAZIONE ATTIVA?
Non può essere un giudizio positivo. Sono ancora in giro persone che c’erano già ai miei tempi. Molti di loro hanno figli dell’età di Renzi e della sua squadra. Poi ai miei tempi, nelle segreterie c’erano dirigenti di livello con un proprio peso specifico. Oggi, a parte i leader, si tratta di tanti Carneade.
5- UN SUO GIUDIZIO SULL’OPERATO IN MATERIA LAVORISTICA DEL GOVERNO RENZI E DI CONFINDUSTRIA
Il mio giudizio è complessivamente positivo per quanto riguarda il governo. Quanto alla Confindustria, mi domando se esiste ancora.